Probabilmente questo è un nome che avrete già sentito, Unregular Pizza, diventato ormai un argomento di tendenza sui social ma non solo: sulla storia di Gabriele Lamonaca sono andati in onda servizi su FoxNews e NBC News, ne ha parlato la Rai e la stampa italiana, sia generalista che di settore. Sì, perché quella di Gabriele è una storia di successo che fa sognare, e anche noi vi proponiamo la nostra intervista per scoprire di più su questo giovane romano, trasferitosi a New York per studio ma rimasto folgorato dal mondo pizza.
Chi è Gabriele Lamonaca e come nasce Unregular Pizza?
Sono arrivato a New York subito dopo il diploma, nel 2008. Dopo un anno di studio della lingua inglese mi sono iscritto al college, dove mi sono laureato in chimica con l’obiettivo di diventare medico (negli USA medicina è una specializzazione, ndr).
Durante il college per pagarmi gli studi ho lavorato molto nella ristorazione, così ho capito che quella poteva essere la mia strada: 3 o 4 anni fa, ho avuto l’idea di portare la pizza al taglio alla romana a New York. Ho sviluppato il business plan, ho cercato la location ecc. poi però il mio progetto si è bloccato “forzatamente” nel 2020.
A quel punto mi sono ritrovato a casa senza lavoro così ho cominciato a fare la pizza, continuando a sperimentare le mille idee che avevo in mente e a provare diverse combinazioni di ingredienti. La cosa particolare, che in effetti ha coinvolto tutto il mondo, è stato il reperimento degli ingredienti, come il lievito e la farina. Anche negli USA, all’improvviso, quando tutti si sono ritrovati in casa hanno iniziato a impastare e panificare. La mia fortuna è stata trovare un panetto di lievito da 1 kg, che mi è bastato per diverso tempo e anche l’ultimissimo pacco di farina da 25 kg, che abbraccio in una foto pubblicata anche su Instagram.
Come nasce l’idea del baratto?
Ho iniziato quindi a fare le pizze fatte in casa quasi ogni giorno e la mia ragazza Paola, che ha un’agenzia di comunicazione specializzata nel food, mi ha consigliato di apire un account Instagram e di cominciare a fare le foto alle mie pizze e a postarle, così, quando avrei aperto la mia pizzeria, avrei avuto già anche una base follower.
Da lì, i miei amici a New York hanno cominciato a chiedermi di vendergli la pizza e di consegnargliela a casa. Ho pensato “forse posso sviluppare una piccola attività da casa”, tutto però era limitato, riuscivo a fare massimo 2-3 pizze al giorno e la consegna stava diventando davvero difficoltosa: non potendo prendere la metro, le prime consegne le ho dovute fare addirittura in bicicletta. Probabilmente l’idea vincente è stata quella di riuscire ad avere un feed-back sui miei prodotti, così ho deciso di non chiedere soldi in cambio, ma qualcosa che facessero loro a casa, visto che in quel periodo tutti erano diventati chef e panettieri.
Ogni baratto mi ha permesso e mi permette di vedere la passione, il piccolo talento e la creatività di ogni persona: il vero valore di questo scambio.
L’intuizione del baratto ti ha dato la notorietà e il seguito sui social che ti hanno portato all’apertura del tuo locale, “Unregular Pizza”, con il calore di Moretti Forni: perché questa scelta?
Conoscevo altre persone che usavano Moretti Forni sia a New York che a Philadelphia e facevano la pizza romana, al taglio, che mi piaceva molto.
Tutti me lo descrivevano come un forno di qualità, capace di mantenere molto bene il calore e sicuramente semplice da usare rispetto ad altri forni, caratteristica che ho sperimentato in prima persona.
Uno dei nostri mantra è “Il calore è un ingrediente®. Per un risultato perfetto deve essere di ottima qualità”: concordi con quest’affermazione?
Sicuramente il calore riveste un ruolo importantissimo in tutto ciò che produciamo. Per quasi un anno ho cotto le mie pizze a casa, con tutte le difficoltà a gestire la cottura e i tempi ecc. quando mi sono trovato poi davanti al forno professionale è stato davvero, davvero molto bello.
Quali tipologie di prodotto sforni con serieP “Amalfi”?
Facciamo due diverse tipologie di prodotti: la pizza romana in teglia e la pizza tonda cotta su pietra, con la necessità, quindi, di gestire frequentemente diverse temperature e le percentuali di cielo e platea.
Abbiamo anche una parte di rosticceria, per cui usiamo il forno in maniera molto trasversale cuocendovi anche lasagne e polpette, ecc. Abbiamo tre camere di cottura e tutte e tre sono settate con temperature e percentuali di cielo e platea diverse che modifichiamo a seconda di cosa dobbiamo cuocere. Ci troviamo molto bene.
Quale caratteristica ne apprezzi maggiormente?
Mantiene molto bene il calore ed è davvero molto semplice da usare, questo era l’aspetto che mi interessava di più: negli USA non c’è tanto personale specializzato come in Italia, trovare pizzaioli esperti è difficilissimo, quindi ti trovi a fare training a svariate tipologie di personale, per cui è essenziale che sia semplice e alla portata di tutti.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Vorrei portare il mio concept di pizza di qualità e buon cibo dappertutto in America.
Nonostante abbiate ormai aperto i battenti del locale, state continuando l’iniziativa di un “barter” al giorno: come sta andando?
Stiamo ancora sperimentando quest’iniziativa che sta andando benissimo, alla gente piace perché le persone hanno una voglia incredibile di condividere la propria creatività e quello che fanno a casa.
Fare il baratto con una persona alla volta ci permette di farlo bene, in modo profondo e significativo: il cliente prova il nostro prodotto, resta soddisfatto ma anche coinvolto emotivamente, innescando un passaparola positivo, che ci sta dando buoni frutti.
Replicheremmo il format sicuramente anche nelle prossime aperture, non solo in America e, perché no, anche Italia.