È un progetto in pieno sviluppo quello di Alberto Nasoni e Vittoria Breccia, i due giovani imprenditori a capo de “La sardella innamorata”, locale sulla spiaggia di Marotta (Pesaro-Urbino) che ha aperto i battenti nell’estate del 2020 e che, oggi, sta vivendo una stagione ricca di soddisfazioni. La proposta è variegata, sia per soddisfare le esigenze di chi sceglie il locale per una veloce pausa pranzo al mare o per un aperitivo al tramonto, sia per accontentare i turisti internazionali che scelgono il litorale marchigiano come meta per le proprie vacanze.
Oltre alla cucina di mare (antipasti, pasta fatta a mano e secondi di pesce), troviamo hamburger (anche di pesce), appetizer da accompagnare a diversi cocktail e la pizza, da gustare anche a pranzo.
Per la cottura della pizza de “La sardella”, Alberto e Vittoria hanno scelto il forno a bocca aperta Neapolis 9: “Mi sono affidato a Moretti Forni principalmente per le caratteristiche tecniche di questo forno, afferma Alberto, “con uno stile che ha influito significativamente sulla scelta, perché mi piace molto come si inserisce nel contesto”.
Neapolis, infatti, è inserito a vista nell’ampia veranda direttamente sul mare, con arredi in legno chiaro particolarmente curati, eleganti e informali allo stesso tempo, dove mangiare lasciandosi affascinare dalle onde del mare. “Avevo visto Neapolis nella sezione pizzeria di varie riviste di settore a cui sono abbonato: poi sono andato in azienda per vederlo dal vivo, l’ho provato, mi è piaciuto molto e ho optato per la versione più grande, da 9 pizze, di cui sono molto soddisfatto”.
Alberto egli stesso pizzaiolo, da 15 anni ha un altro locale sempre a Marotta, in cui è installato un forno a legna, gli chiediamo di spiegarci i motivi del passaggio all’elettrico e quali sono le differenze tra le due tipologie di forno: “Non avrei mai potuto mettere un forno a legna qui, in questa struttura, a piano terra direttamente sul mare, avrei affumicato tutti. Cercavo, poi, un forno che a livello stilistico si integrasse bene con il locale, e soprattutto che replicasse la potenza del forno a legna.
Utilizzandolo anche in prima persona, posso dire che è un forno che lavora molto bene, è tecnologicamente molto avanzato ed ha un’estrema facilità di gestione: il forno a legna è molto più impegnativo, Neapolis invece è programmabile, lo accendi, lo imposti e quando arrivi è già pronto per infornare. Col forno a legna, invece, devi restare lì a controllarlo di continuo… I consumi, inoltre, per un forno elettrico a camera aperta sono assolutamente contenuti. Usare la legna potrebbe sembrare più economico ma poi occorre considerare tutta la questione dell’impegno, della pulizia, ecc. mentre Neapolis lo accendi e vai!
C’è poi un altro grande vantaggio: la costanza. Il forno a legna a un certo punto non cuoce più bene, dopo un po’ dovresti fermarti, aspettare che si riprenda ecc. ma è qualcosa che non puoi permetterti durante il servizio quando c’è molta gente che aspetta ai tavoli. Così, spesso, rischi di mandare fuori delle pizze che non sono proprio il massimo. Neapolis, invece, grazie alla sua tecnologia recupera facilmente e velocemente, permettendoti lo stesso standard di cottura dalla prima all’ultima pizza.”
La pizza de “La sardella innamorata” è una tonda romana, sottile, fatta con la biga e farine di tipo1 esclusivamente locali, biologiche, macinate a pietra, provenienti da grani del Montefeltro e Valmarecchia, così come nei topping c’è grande spazio per ingredienti “genuini” e a km0, di cui l’80% viene lavorato da fresco. Il menù delle pizze, infatti, propone per lo più tipologie classiche che vengono cotte a 410 °C
A “La sardella”, però, Neapolis è utilizzato in maniera davvero versatile: “Ci cuociamo pizza e pane realizzato con lo stesso impasto della pizza. La domenica a pranzo che il reparto pizzeria è chiuso, invece, ci gratiniamo anche la paella. Mentre a cena realizziamo tra le 120 e 150 pizze, a seconda della serata, la pizza a pranzo è ancora un esperimento, ma abbiamo notato che è per lo più una scelta dei turisti stranieri”.
Non ci resta che scoprire il perché del nome così inusuale: “Era un gioco”, racconta ancora Alberto, “quando ho pensato a questo locale mi piaceva anche “pesce innamorato”. Poi è stato “sardella”, che è anche una parola molto tipica della zona che, localmente, significa anche “sbornia”, allora ho pensato potesse essere un nome giocoso… Abbiamo scelto definitivamente 30 secondi prima di firmare dal notaio.
Ed è stata una scelta che sembra aver portato bene ad Alberto, Vittoria e a tutto il loro staff, un gruppo di ragazzi giovani ed entusiasti con ancora tanti progetti da realizzare.